Giovedì 29 ottobre è stata inaugurata presso il Search (ovvero la Sede Espositiva dell’Archivio Storico comunale che si trova nel sottopiano del Palazzo Civico di via Roma) la mostra intitolata L’archeologia in archivio – documenti e reperti tra fine ‘800 e ‘900 e visitabile fino al 23 novembre. L’esposizione, progettata e organizzata dalla società Hermaea, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico, e con il sostegno dell’Assessorato Comunale alla Cultura, vuole offrire una nuova angolazione dalla quale esaminare la Cagliari di fine XIX secolo e inizio del XX, periodo in cui il fervore culturale stimolò l’organizzazione di una lunga campagna di scavi archeologici.
Il percorso originale di questa mostra affianca al reperto archeologico il documento storico e viceversa creando un rapporto biunivoco che facilita una lettura dinamica e simultanea della storia della città. Reperti e documenti, spesso inediti, narrano le campagne di scavi effettuate a Cagliari (presso la necropoli cristiana di Bonaria e quella punica di San’Avendrace oppure presso l’anfiteatro d’epoca romana) e in altre aree sarde (Tharros, Nora) a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
I documenti comprendono relazioni ufficiali, regolamenti, leggi e parti della corrispondenza dell’amministrazione comunale con i vari Enti preposti alla tutela del patrimonio archeologico e fanno parte della sezione antica dell’Archivio Comunale e dei fondi Vivanet. Inoltre, la mostra espone gli acquerelli e i disegni a matita di Vincenzo Crespi e di Filippo Nissardi, fotografie e pagine di giornali dell’epoca e le trascrizioni e i calchi di alcune iscrizioni semitiche scoperte a Tharros e a Bonaria. Fra i manufatti esposti va ricordata una croce di marmo bizantina risalente al XVI secolo che rappresenta la vergine punitrice, icona molto rara nell’arte cristiana, e appartiene alla Chiesa di Sant’Agostino.
Grazie all’accurato lavoro di un anno da parte delle ideatrici della mostra, Elisabetta Gaudina e Lucia Putzu dell’Hermaea, realizzato con la collaborazione della direttrice dell’Archivio Storico e della Biblioteca di Studi Sardi, Dolores Melis, essa conduce il visitatore in un percorso dove la fisicità del reperto antico viene confermata dall’immaterialità della parola scritta.